Matera Capitale europea della Cultura nel 2019:
il sogno di una generazione, il riscatto di molte

Almeno un terzo della popolazione materana oggi vivente è nata nei Sassi. Per queste persone, non più di 50 anni fa, era assolutamente impossibile immaginare che Matera avrebbe potuto essere considerata un giorno patrimonio mondiale dell’umanità.

Oggi può sembrarci impossibile che Matera possa essere nel 2019 la Capitale europea della Cultura.

Ma l’incredibile a volte accade, purché ci sia qualcuno a sperarlo.


Perché Matera capitale europea della cultura

Matera è suggestione

Matera ha ispirato artisti, scrittori, cineasti. Per la sua immagine primitiva, per la sua storia sofferente. Ma anche per il suo rimanere attaccata alla vita, così come i suoi Sassi alla roccia.

Matera è un ponte nella storia dell’umanità, dalle grotte alle stelle, dal paleolitico al futuro, dalla montagna conquistata e addomesticata all’indagine sistematica e appassionata dello spazio infinito sopra le nostre teste; è storia di uomini e donne che maturano l’esperienza del passato e lo aprono verso nuovi orizzonti, oltre la propria rassegnazione.

Matera è paese e città, è provinciale ed è “mondiale”; è paziente scavo esteriore e interiore, armoniosa coesistenza di elementi e influenze diverse; è una città che per secoli ha rielaborato il suo habitat naturale nel rispetto di un territorio, diventato per sempre parte integrante dell’esistenza di tutti i suoi abitanti, ricchi o poveri che fossero.

Matera è comunità.

Nella storia “meticciata” del meridione di Italia, in Matera risalta l’impronta orientale, delle comunità dei monaci bizantini che sono stati un catalizzatore per lo sviluppo degli antichi quartieri. I Sassi, organizzati intorno al vicinato, cellula dell’organizzazione urbana e sociale, testimoniano di una civiltà in cui lo scambio è vita.

Matera, città isolata per la sua storia e i suoi collegamenti, non può vivere oggi se non in relazione ai territori che le sono vicini: alle comunità della costa e dell’interno, alle popolazioni e alle istituzioni di tutta la Basilicata. Non può prescindere dalle comunità di materani e lucani sparse nel mondo; non può perdere il legame con coloro che – sebbene forestieri – con Matera hanno stabilito un rapporto ideale; non può prescindere da tutti coloro che – come i nostri falchi grillai – vogliano scegliere questa città per farsi un nido, per costruirsi un futuro o immaginare un luogo ideale.

Matera è cambiamento

Matera oggi è un simbolo, forse involontario, del cambiamento. La sua storia recente è segnata da un cambiamento epocale, una grande discontinuità: lo svuotamento dei Sassi e l’edificazione della città nuova.

Se tutte le città meridionali hanno vissuto nel secondo dopoguerra vicende di cambiamento radicale, di modernizzazione accelerata, di dispersione forzata delle comunità antiche per via dell’emigrazione, solo Matera, capitale contadina, ha vissuto questo processo lasciando il suo vecchio bozzolo e costruendone uno completamente nuovo. Ha dovuto abbandonare dei luoghi, ma con essi una cultura materiale e spirituale che da quei luoghi traeva il suo senso.

Il trauma del cambiamento è cifra del contemporaneo: lo smarrimento del senso, spezzato da fenomeni che superano le capacità di comprensione degli individui e delle comunità, è una esperienza universale, ma che connota specificamente la nostra epoca di interconnessione totale tra “locale” e “globale”.


In cammino verso il 2019

Continuare a cambiare

Raccogliere la sfida del cambiamento è l’unica via per le comunità e le culture per restare al mondo in questa epoca di globalizzazione. Matera può far tesoro del suo recente passato di “città che si trasforma”, e attraverso l’occasione del 2019 può trainare al cambiamento tutto il territorio che la circonda, diventare la locomotiva per lo sviluppo di tutta la Basilicata, sponda per il territorio murgiano e per un più vasto sud. Avendo sperimentato la fatica di ricostruire una economia di comunità dopo essere “emersa” dai Sassi, Matera ha forse maturato più di altre città la consapevolezza che “il Sud deve pensare se stesso e non deve essere pensato da altri”.

Attraverso la cultura, Matera può essere volano per una crescente produzione di idee, per una progettualità delle nuove generazioni, per far rinascere l’economia nel Sud e fermare l’emorragia demografica.


Darsi un obiettivo

Matera, patrimonio dell’umanità, ha bisogno della responsabilità di ciascuno dei suoi cittadini più grandi che – nati in una civiltà diversa da quella attuale – sentono la loro storia inscindibilmente legata a quella di chi li ha preceduti nei millenni; ma ha anche necessità della speranza, della passione e della creatività di una generazione nata “fuori dai Sassi”, dei suoi giovani, degli uomini e delle donne che hanno scelto di vivere e rimanere a Matera; tutti noi abbiamo già raccolto la sfida complicata della permanenza; abbiamo adesso bisogno di una prospettiva: Matera capitale europea della cultura 2019.