Matera Capitale. Dell’idea, del manipolo e dell’eredità perduta

Matera Capitale. Dell’idea, del manipolo e dell’eredità  perduta

A ormai più di qualche giorno dalla fatidica cerimonia di apertura dell’anno da Capitale, può essere utile ritrovare il filo di una riflessione che la concitazione e l’eccitazione del momento stimolano e inevitabilmente distorcono. Mi riferisco in modo particolare alla questione su chi abbia per primo “avuto l’idea” di candidare Matera a Capitale europea della cultura.

Una grande opportunità di futuro

Dopo un lungo percorso, avviato nel 2008, Matera è giunta allo storico obiettivo di essere designata Capitale europea della cultura per il 2019; al di là di tutte le possibili considerazioni pure da fare circa il significato, la portata storica, le modalità con cui il processo sino al 2019 verrà gestito, sicuramente è opinione condivisa quella per cui questo evento rappresenta una opportunità unica di promozione e sviluppo non solo della città di Matera ma di tutto il suo comprensorio.

Scenari futuri per Matera CEC 2019: note per una analisi del rischio

Matera e il suo territorio con la proclamazione di CEC 2019 stanno indirizzando una nuova storia dove la prospettiva futura è indubbiamente cambiata.

Si aprono dinanzi innumerevoli scenari culturali e fisici da gestire e governare con diversi gradi di coinvolgimento e di partecipazione da progettare e realizzare.
L’idea tradizionale dell’esistente come unica possibilità del domani è tramontata!, oggi Matera seduce e soddisfa in forme nuove.

Matera2019, partecipazione al femminile

Quando nel 2008 ho deciso di imbarcarmi in questa avventura, all’epoca così visionaria, sono stata spinta da un unico grande desiderio: ricostruire, dopo il 1952, un percorso di speranza e di fiducia che portasse i cittadini materani verso un maggiore senso di comunità e di partecipazione; tutto il resto, pensavo, sarebbe venuto da sé. Perché è con la partecipazione “attiva” di tutti che si costruisce la vera cultura di un posto, quella cultura che non è statica ma mutevole, che non appartiene a pochi intellettuali ma a tutta la cittadinanza, che non costruisce stereotipi ma li supera, che non genera clientelismo ma libertà, che non chiude le porte ma le apre.